Perché dopo il 25 settembre nulla cambierà?

Dopo il 25 settembre non cambierà nulla. Assisteremo alla violazione dei patti tra partiti, se ce ne saranno, ai soliti cambi di casacca di quelli che di volta cambieranno nome , cioè se saranno di destra saranno voltagabbana e se di sinistra responsabili, assisteremo ai soliti provvedimenti demagogici di finanza allegra, indebitando ancora di più il paese, perché non ce li possiamo permettere ma servono per contenere le tensioni. 33 miliardi di euro è costato il reddito di cittadinanza e molto di più al mondo del lavoro che non ha prodotto ricchezza non avendo personale disposto a lavorare. C’è di peggio però: la promessa di Berlusconi di portare le pensioni a mille euro, costerebbe secondo le prime stime 60 miliardi. Non avevamo i 33, figuriamoci i 60. Il debito aumenterà…

 Perché non cambierà nulla? Perchè il sistema è prigioniero di norme che non lo possono più aiutare. Perché la nostra Costituzione prevede che le decisioni si prendano dentro il Parlamento a qualunque costo e con qualunque maggioranza. Ma nel 1946 erano tutti folli? No, 70 anni fa c’erano i cattolici e i comunisti, partiti con programmi chiari ed elettorati granitici e poi piccoli mondi come i liberali, i socialisti, ma tutti con con programmi precisi e poi c'erano soprattutto leaders come Togliatti, De Gasperi, Einaudi, Saragat, granitici pure loro. Questi grandi uomini non si sono fidati degli italiani, i più analfabeti e facile preda di un altro uomo forte e dunque non ancora pronti per una democrazia vera e allora hanno pensato ad una repubblica parlamentare, dove avrebbero deciso i parlamentari, ossia persone istruite e legate anima e corpo al loro schieramento, chi mandare al governo e siccome c’era il rischio che anche loro si facessero affascinare  dall’uomo sbagliato e decretassero di nuovo l’avvio di altre dittature fu deciso che spettasse al Presidente della Repubblica l’ultima parola. Sono anche state concepite due camere, unico paese al mondo ad averne due, perché si controllassero a vicenda. Il sistema ha impedito che l’orda di barbari a cinque stelle si impadronisse del paese, ma non hanno immaginato che gli stessi barbari, avendo vissuto la bella vita per ben due mandati, fossero disposti a tutto pur di non perderla anche di rinunciare ad essere granitici. I capi del movimento si sono mossi sull’onda della rivalsa e dell’acredine a partire da Grillo, un comico assetato di vendetta per essersi visto stroncata la carriera dopo aver dichiarato che i socialisti erano ladri. Ricordo Rocco Casalino ospite di Maurizio Costanzo quando attaccava tutte le persone famose davanti alle telecamere sostenendo che erano nell’empireo degli arrivati non per i loro talenti ma per vari sotterfugi messi in campo. Sembrava decisamente tutta invidia. Che dire di Conte, di quel Giuseppi che è salito nell’auto del presidente degli Stati Uniti e ha pensato di vedere la cima del mondo e ora si ritrova nella polvere con Letta che si rifiuta di allearsi con lui e farlo ripartire. Conte più di tutti ha dimostrato di essere disposto ad indossare qualunque maschera per rimanere nell’Olimpo proprio come sosteneva Thomas Hobbes. Il filosofo teorizzava che le persone esistono in funzione della rappresentazione e sono dei prodotti e non gli attori del loro destino. Concetto poi ripreso da Marx. Il tragico è che dietro la maschera non c’è nulla secondo Hobbes  anticipando con molta lungimiranza ben cinque secoli prima quello che sono gli attori che in questo momento nel Parlamento italiano, ossia disposti a qualsiasi cosa per rimanere a gestire la politica che logora chi non ce l’ha a 12 mila euro al mese. Altrimenti non si capirebbe la fuga di Gelmini, Carfagna e Brunetta da uno schieramento che non li avrebbe più ricandidati e le tensioni tra i 49 grillini che dovranno tornare a casa avendo goduto di due mandati. Che fare allora? Cambiare la costituzione tenendo conto che tutti sono disposti a fare qualsiasi cosa. Introdurre l’elezione diretta del premier, ad esempio, per far tornare gli elettori alle urne e contemporaneamente pensare ad un presidente della repubblica in grado di intervenire nel caso la follia torni di nuovo ad alleggiare nella stanza dei bottoni. Ma questa è solo un’idea. Ci vuole un’altra assemblea costituente che ridefinisca le regole.  

Questo è cosa pensa la maggior parte degli italiani sfiduciati dalla politica italiana

Il Presidente e fondatore del Partito Unione Nazionale Italiana 
e Partito dei Valori Cristiani
Cosimo Damiano Cartellino
www.partitounionenazionaleitaliana.it