Espulsioni e ripicche, tra raduni illegali, Convenzione di Vienna e alleanze

I tre diplomatici protestati e espulsi, uno svedese, un tedesco, un polacco stavano partecipando alla serie di raduni secondo il governo russo, illegali, organizzata senza permesso a Mosca e a San Pietroburgo il 23 gennaio 2021, raduni in buona sostanza a sostegno dell’ oppositore del Cremlino, il redivivo e all’epoca di gennaio 2021 di fresco rientrato in Russia e ivi subito carcerato A. Navalny leader del partito democratico del progresso Russia Futura. 

08/aprile/2021

Elettra Nicodemi

L’appello all'articolo 9 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 18 aprile 1961 è determinante nell’opposizione all’azione moscovita di espulsione di diplomatici dalla Russia, avvenuta a seguito della convocazione (nel gennaio di quest’anno) degli ambasciatori di Svezia, Polonia e Germania presso il Ministero degli Esteri Russo e la consegna brevi manu di una nota di protesta, per la partecipazione di alcuni loro diplomatici alle manifestazioni illegali pro-Navalny.

A chiamare in causa la Convenzione di Vienna per protestare l’espulsione, a quanto pare è la sola Germania, non sono fin qui ben note le mosse degli altri due paesi coinvolti nella vicenda, ma si sa che vi è stata un’azione si potrebbe dire comune dei tre paesi Svezia, Germania e Polonia che hanno, per ripicca, espulso un membro ciascuno del personale dell'ambasciata russa che risiedevano nel paese, sotto la definizione di persona non grata.

La portavoce del dicastero degli Esteri, Maria Zakharova in merito sostiene le decisioni prese da Germania, Svezia e Polonia infondate, non amichevoli e continuazione di una serie di azioni “che l'Occidente intraprende nei confronti del nostro Paese e che qualifichiamo come ingerenze nei nostri affari interni”.

Nel frattempo che la burrasca rinforzava il capo della diplomazia UE e vicepresidente della Commissione Europea Joseph Borrell si era recato in Russia, “ di propria iniziativa”, cosa che non è andata giù a una fetta degli suoi eurodeputati (circa 70) che lo tacciano, per il fatto che è andato in Russia, di aver deciso non in linea con una politica estera basata sui valori europei e in modo inosservante dei crimini commessi.

Dunque ovviamente i settanta europei hanno chiesto e preteso le dimissioni del buon Joseph Borrell, infatti seppur invano si sono anche appellati a Ursula Von Der Layen perché lo mandasse via, nel caso in cui lui non se ne fosse andato da solo.

Le accuse sul vicepresidente Joseph Borrell, secondo news del 9 febbraio di quest’anno vertono anche sul fatto che lui avrebbe dichiarato falsamente che dall’Europa non ci sono richieste di sanzioni sul caso Navalny, eppure è solo del giorno precedente (8febbraio 2021) la notizia che l’Europa avrebbe avuto in giornata (8 febbraio) un incontro a Bruxelles (presso il Parlamento Europeo) allargato a Canada, Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito per concordare una posizione comune, per discutere passi successivi che potrebbe prevedere sanzioni.

Se i fatti fin qui in questo articolo riguardano vicende che erano caldissime nel primo bimestre 2021, fatto di cronaca recentissima (notizia di qualche ora fa) a cui accenniamo, riguarda un nuovo compromesso tra Europa e Regno Unito: l’Irlanda del Nord continuerà a far parte del mercato comune e dell’unione doganale europea.

Be’ certo gli unionisti della Gran Bretagna o come li volete chiamare con quella che credevamo una ormai vecchia terminologia, gli hard brexit, non sono contenti della cosa, evidentemente hanno piacere a mangiare pane e cipolla mattina mezzogiorno e sera, ma stavolta il Boris inglese a quanto pare si è dato una regolata, in ballo c’era lo scongiurare una nuova guerra civile tra i sudditi della Regina, monetizzando crediamo che valga la sintesi sul piatto c’erano piatti vuoti in Gran Bretagna.