In attesa sulla situazione Libia e migranti

Mentre nell’Occidente con gli occhi foderati dalla stampa si parla del cosiddetto Green pass (il nome al momento in voga per il pre-Covid pass), dalla Libia arrivano migliaia di migranti sempre a Lampedusa e sempre su barche troppo cariche. La situazione, dopo i salvataggi in mare e al di là dei poveri morti affogati per incidenti di inabissamento strutturale dei mezzi di trasporto.

di Elettra Nicodemi

L’Italia è sotto scacco, in una partita giocata tra mercanti di esseri umani e mercanti di armi da un lato, una Unione Europea che come sempre si scusa ma non può aiutare, ma altro sudore e sangue nostro sì, di quelli ne ha bisogno, poi centri di accoglienza italiani oberati e stipati, accordi internazionali calpestati oltreché nascosti e la stampa ordinaria che fa di tutto per tenere la guerra in Libia sotto il tappeto.

Paradossale, da una parte la “necessità” del Green Pass che altro non è se non una follia aberrante, non solo per la Costituzione italiana ma anche per ogni altra forma di diritto umano, perché basato su un obbligo sanitario e su vaccini sperimentali la cui distribuzione è attuabile solo perché è appositamente bloccata l’approvazione del protocollo di cura, senza considerare dei vaccini la provata inefficacia contro le varianti e la contagiosità dei vaccinati; da una parte, si diceva, il Green Pass, presentato come la cosa fondamentale e più importante per l’Italia, dall’altra la situazione migranti, relegata a notiziola di cronaca, forse come se fosse una cosa che ormai tutti sanno, banale, affatto peggiorata, affatto da prendere in considerazione se non nel momento prima di girare canale.

La situazione è questa ed è in continuo aggiornamento: oltre 2200 (duemiladuecento) migranti sbarcati a maggio, a Lampedusa.

Di cui 1500 sono arrivati l’11 maggio.

Pochi giorni prima, il 7 maggio, il ministro degli Esteri del governo ad interim libico, la signora Najla al-Mangoush, ha chiesto il ritiro delle forze turche, richiesta a cui a breve è seguita la rabbia di Ankara. Nel braccio di ferro tra Turchia e Libia, tra rivendicazioni di accordi precedenti e volontà di pace, la guerra imperversa, i profughi fuggono dalle bombe, salpano da Tunisi, ma il centro di accoglienza italiano ha posto per al massimo 250 persone, senza considerare le 1436 persone e più che sono arrivate lo scorso novembre.

Senza contare che ne arriveranno altre.

Tacendo dei morti affogati per scuffia dell’imbarcazione causa mare e inabissamento causato da sovraccarico del mezzo di trasporto. Quest’anno 2021 sono già annegate circa 500 persone migranti, nel Mediterraneo.

Senza contare anche purtroppo, si diceva, vecchi accordi Italia-Libia sulla migrazione (l’Italia paga la Libia per allestire imbarchi appropriati per i suoi profughi di guerra) proprio per evitare situazioni di emergenza umanitaria in mare.

Per il 20 maggio, Lamorgese e Johansson hanno in programma un incontro con il governo di tunisino sulla questione, c’è bisogno di collaborazione e di un argine per la grande fuga dei migranti e per le grandi tragedie in mare.

Ma -ci chiediamo da Partito Unione Nazionale Italiana- come può andare un incontro in cui le parti non sono in accordo? Infatti sembrerebbe che l’accordo tra Lamorgese (Italia) e Johansson (Europa) non si basa su altro se non sulla constatazione che da parte di tutti c’è bisogno di maggior sostegno all’Italia e purtroppo questo è in linea con quello che è successo anche negli anni passati tra Italia e Europa: si può dire, circa nessun aiuto.

Qualcuno oltre a noi ricorderà la posizione della Germania, inamovibile sulla propria disponibilità, ne prendiamo 20, stop, tanto per fare un esempio.

L’accordo di cessate il fuoco continua a restare in piedi, ma Unsmil (la missione delle Nazioni Unite in Libia) constata fortificazioni e posizioni difensive in fase di installazione lungo l’asse Sirte-Jufra nella Libia centrale e la continua presenza di elementi e risorse straniere.

Restiamo in attesa di vedere le evoluzioni del conflitto, in attesa di pace, pregando per le vittime innocenti e per i soldati, leggiamo rapporti e documenti sulla questione, poi sottolineiamo la seguente affermazione: maggio 2021, Consiglio di Sicurezza, “Ribadisco il mio invito agli Stati membri e agli attori nazionali libici di porre fine alle violazioni dell’embargo sulle armi e di facilitare il ritiro di combattenti stranieri e mercenari”, è del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.

Di una cosa siamo certi, abbiamo bisogno dell’alba sulla notte di Lampedusa.