Se il sistema fosse basato sulla contribuzione?

pec inviata ora al Presidente del Consiglio dei Ministri

<<

Al Presidente del Consiglio

On. Giorgia Meloni

Se fossero ancora vivi i Fratelli Grimm, molto probabilmente faticherebbero a stare al passo con le favole che i politici italiani continuano a raccontare ogni giorno. L'elenco delle favole è lungo, a parlare dell'inflazione. Con l'aumento medio dei prodotti di prima necessità che si attesta a circa il 38% come può l'inflazione ad essere al 10,5%? Quando, conti alla mano, si parla del 14/15%. Altra favola caro carburanti. Con gli introiti dell'extra gettito fiscale, anche se il precedente Presidente del Consiglio Mario Draghi, ha di fatto sterilizzato queste somme facendole rientrare nella contabilità ordinaria, così viene detto, forse sarebbe stato sufficiente un decreto per metter queste somme a disposizione in fase di extra gettito al fine di calmierare i prezzi alla pompa. Esiste una ennesima favola che si chiama riforma fiscale che coincide, guarda caso, con il cuneo fiscale.

Se fossimo un Paese veramente emancipato, noi dovremmo rispettare i dettami costituzionali e, per la precisione, l'articolo 53 della Costituzione, il quale dice: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Se analizziamo il primo paragrafo, possiamo notare le parole: in ragione della loro capacità contributiva. Oggi il sistema fiscale adotta la parola imposizione del sistema e nel sistema in essere. Qui c'è una sostanziale contraddizione tra quello che dice la Costituzione e quello che viene applicato col sistema ordinario, regolato da delle leggi ordinarie che per la maggior parte sono anti costituzionali. Sempre nel primo paragrafo è indicato che tutti devono concorrere. Allora, qualcuno si domanda, se nell'articolo 53 si dice che tutti devono concorrere perché le leggi fiscali ordinarie consentono alle grandi aziende o ai grandi gruppi finanziari di avvalersi dell'elusione fiscale che incide per il 60% del totale dell'evasione fiscale? Nel secondo paragrafo di parla di progressività. Per certi versi questa parola è disattesa in quanto non collima con l'elusione fiscale.

Entrando nel merito del cuneo fiscale, oggetto di grande discussione per via dei costi che le imprese devono sostenere, la nostra classe dirigente politica parla di qualche punto di percentuale che verrà abbassato al fine di dare più soldi ai lavoratori, per gli imprenditori non cambierà nulla, il costo rimarrà quello che è oggi in vigore. Il classico gioco delle tre carte. Nemmeno i Fratelli Grimm sarebbero in grado di scrivere una favola simile.

Per dare un vero respiro alle aziende e ai lavoratori, bisognerebbe cambiare strutturalmente il sistema in essere. Solo così potremmo far ripartire i consumi e di conseguenza i posti di lavoro. Nel contempo aiuteremo tutte quelle categorie che vengono definite: liberi professionisti, artigiani, piccole e medie imprese, il piccolo e medio commercio e non per ultimo l'agricoltura.

Se il sistema fosse basato sulla contribuzione potremmo, senza ombra di smentita, impostarlo su binari diversi ad esempio: poniamo che un lavoratore, per semplicità, abbia un netto in busta paga di euro 1.000,00, all'impresa costerebbe circa euro 2.200,00, più del doppio di quello che percepisce il lavoratore. Le voci che compongono la busta paga sono molteplici vedi: ferie, permessi, tredicesima mensilità, a volte c'è la quattordicesima ed altre voci, tutti elementi che vanno ad incidere sul costo del lavoro, se poi inseriamo i vari corsi di formazione obbligatori e le visite mediche, sempre a carico dell'impresa, noi vedremo che i 2.200,00 euro aumentano sino ad arrivare a circa 2.500,00/2.700,00 euro. Per mantenere in essere questo sistema, le aziende sono costrette, laddove è possibile, creare una produzione robotizzata per abbattere i costi o peggio, delocalizzare le produzioni. Questa pratica incide notevolmente sui consumi interni e sulla disoccupazione, due elementi che corrono su due binari paralleli. La conseguenza logica e naturale è: aumenta la spesa pubblica e si riducono i servizi essenziali.

Se noi invece dovessimo inserire un meccanismo diverso e cioè: applicare la contribuzione, potremmo dare respiro alle aziende e mettere più soldi in tasca ai lavoratori.

Esempio: se il costo reale attuale è di euro 2.200,00 col sistema contributivo potremo dare al lavoratore una busta paga netta di euro 1.500,00 su questa cifra applichiamo un 10% di oneri sociali ( I.N.P.S ) e l'impresa pagherebbe il 30% euro 300,00 il costo totale per l'impresa sarebbe di euro 1.800,00 ben 400,00 euro in meno e il lavoratore avrebbe una busta paga di euro 1.350,00. Quei 350,00 euro in più permetterebbe al lavoratore e alla sua famiglia, di acquistare dei prodotti che oggi non può acquistare, indi per cui ci sarebbero più consumi. Qualcuno dirà: le tasse dell'I.R.P.E.F non entrerebbero nelle casse dello Stato? Invece no. Il lavoratore avrebbe la possibilità di detrarre dal proprio reddito il 40% dell'imponibile di spesa. Con questo sistema o nuovo meccanismo, avremo due vantaggi, il primo: è quello di innalzare i consumi interni, il secondo: e quello di scovare i veri evasori o meglio, andremo a stanare coloro che eludono il fisco. Questo permetterebbe allo Stato di incassare circa, stime per difetto 30/40 miliardi di euro in più rispetto a quello che incassa oggi. Anche nell'amministrazione pubblica bisognerebbe applicare il medesimo sistema, non più calcolare la paga lorda ma quella netta, il dipendente avrebbe più denari e l'amministrazione pubblica abbatterebbe di un buon 45% i costi oggi contabilizzati.

Per tutti i costi aggregati che le imprese devono sostenere, corsi di formazioni, visite mediche ed altro, lo Stato potrebbe applicare uno sgravio del 50% a patto che l'impresa resti in Italia e che vengano fatte nuove assunzioni. Se questo non dovesse accadere, l'impresa dovrà rimborsare le somme dovute. Per fare ciò ci sono molti sistemi e meccanismi per imporre il rientro delle somme elargite o defiscalizzate.

Come già detto, in più occasioni, le soluzioni ci sono e sono realizzabili. Purtroppo, chi gestisce lo Stato, qui si parla dei burocrati, è imperniato di nozioni economiche che, nel tempo e col tempo, hanno creato danni e alzato la pressione fiscale a livelli impossibili non più sostenibile. Ragionando fuori dagli schemi prefissati e corroborati da algoritmi assurdi, potremo negli anni dare respiro alla nostra economia e aumentare la ricchezza interna. Se fossimo capaci di adottare le teorie di Federico Caffè o meglio quelle di Keynes, basate sul mercato reale e non sulla finanza strutturata, l'Italia avrebbe un ruolo importante nello scacchiere mondiale. Si premette che le/la soluzioni/soluzione sono in linea coi trattati europei.

Per concludere, meno favole e più serietà nell'affrontare i reali problemi che vive il nostro popolo visto che la povertà è costantemente in aumento. Oggi lo Stato, invece di aiutare soffoca la povera gente con le cartelle esattoriali e non solo, frutto di un sistema impositivo e non contributivo. Tutto si può allineare basta volerlo e visto che qualcuno diceva che lavorava per l'interesse del popolo è ora che inizi a farlo seriamente e non solo a parole, chi ha orecchie intenda.

Mauro Biolcati Segretario Nazionale Dipartimento Economia e Finanza del Partito Unione Nazionale Italiana.

Cosimo Damiano Cartellino Presidente del Partito Unione Nazionale Italiana

e tutta la Dirigenza
>>